“Le stelle variabili (e le distanze in astronomia)”
relatore: Dott. Emiliano Ricci
L’immagine mostra l’espansione dell’eco luminosa della stella variabile
di tipo esplosivo V838 Monocerotis.
– HubbleSite News Release: STScI-2004-10: Space Phenomenon Imitates Art in Universe’s Version of van Gogh Painting
Gli antichi pensavano che il cielo fosse perfetto e immutabile, e che gli unici corpi mobili fossero i pianeti. Nessuno, fino al 1596, si era mai accorto che alcune stelle conosciute e osservate da secoli variavano ogni tanto di splendore. Fu in quell’anno che l’astronomo olandese David Fabricius scoprì la prima stella variabile periodica: era Mira Ceti (dal latino, “meravigliosa”). Da quel momento, l’immutabilità del cielo fu irrimediabilmente compromessa. Ma grazie ad alcuni tipi di stelle variabili, è possibile determinare le distanze delle galassie e le dimensioni dell’Universo. Una scoperta che ha sconvolto per sempre le nostre conoscenze di cosmologia.
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